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Se mi tornassi questa sera accanto

Carmen Pellegrino

Se mi tornassi questa sera accanto

Giunti

Anno: 2017

Pagine: 240

Se mi tornassi questa sera accanto, memorabile incipit della poesia A mio padre di Alfonso Gatto, è il romanzo di Carmen Pellegrino sulla distanza, a volte abissale, che può esserci tra gli essere umani, specie se si sono amati.


Giosuè Pindari è un uomo antico, legato alla terra, alla famiglia e a un ideale politico. Poco alla volta, senza riuscire a impedirlo, ha perso tutto: la moglie, dopo anni in cui il male di vivere non le ha concesso che brevi tregue, è ormai preda di un irreversibile declino; il socialismo, in cui ha creduto con una tenacia e una dedizione tipicamente “appenniniche”, è stato trascinato nel fango dalla corruzione; l’amatissima figlia Lulù se ne è andata e non dà più notizie di sé. Contro la degenerazione di corpo e mente si può fare poco; contro la fine di un’utopia si può fare ancor meno, mentre a una figlia che è viva e lontana – provata dalle inevitabili incomprensioni generazionali, ma sorretta da una sensibilità ancestrale e profonda – si può comunque scrivere.
È ciò che decide di fare Giosuè, affidando alla corrente del fiume le lettere per Lulù. Arriveranno mai? Non è importante saperlo. In fondo il fiume, con le sue piene improvvise, sa sempre come arrivare a destinazione… «Se mi tornassi questa sera accanto» è il memorabile incipit della poesia A mio padre di Alfonso Gatto, un verso che è già una dichiarazione: questo è un romanzo sulla di- stanza, a volte abissale, tra gli esseri umani, specie quelli che una volta si sono amati (o almeno così era parso).
In quella distanza vive Lulù, che adesso è sulle sponde di un altro fiume, lontana migliaia di chilometri dal fiumeterra che la legava al padre. Sulla nuova riva ha conosciuto Andreone, l’uomo “leggero” che aspetta la piena e, anche lui come Giosuè, il ritorno di una donna amata e perduta.
La fragile meraviglia dell’incontro con quest’uomo bislacco – l’altro, così necessario al riconoscimento di sé – rivela qui tutta è come se Lulù rispondesse alle lettere paterne seguendo la corrente, e su un registro magico, dentro un’aura d’incantamento, cercasse la via per il perdono. Perdono non come macigno da gettare sugli altri, ma come atto d’amore anzitutto verso se stessi: è il primo passo, il più difficile, il più importante.

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